La nostra lingua ha sconfitto secolari stereotipi offensivi
Parlano Simone Marchesi e Edoardo Lebano
Prendiamo a caso qualche perla dai giornali americani. "Non c'è mai stata, da quando New York venne fondata, una classe così bassa e ignorante tra gli immigrati come gli italiani meridionali" (New York Times, 5 marzo 1882). "Questi spioni e vigliacchi siciliani, discendenti di banditi e assassini, che hanno portato in questo paese gli istituti dei fuorilegge, le pratiche degli sgozzatori, l'omertà delle società del loro paese, sono per noi un flagello senza remissione" (New York Times, 12 marzo 1891). "C'è una gran quantità di malattie organiche in Italia e molte deformazioni, molti zoppi e ciechi, molti con gli occhi malati. Questi, da bambini, vengono esibiti dai loro genitori o parenti per attirare la pietà e l'elemosina dei passanti". (Leslie's Illustrated, 23 marzo 1901). "Si suppone che l'italiano è un grande criminale. L'Italia è prima in Europa per i suoi crimini violenti" (New York Times, 14 maggio 1909). "Non abbiamo bisogno in questo paese dell'uomo con la zappa, sporco della terra che scava e guidato da una mente minimamente superiore a quella del bue, di cui è fratello" (North American Revue, maggio 1925).
L'Italic Studies Institute di New York ha esaminato un paio di anni fa oltre mille pellicole girate a Hollywood dal 1928 in poi in cui ci sono personaggi o scene riguardanti gli italiani. Solo il 27 per cento dei film rimanda un'immagine positiva; per il restante 73 per cento gli italiani sono criminali, anzitutto, e poi rozzi, buffoni, stupidi e bigotti. Se oggi il New York Times non si sognerebbe di scrivere (si spera) quello che scriveva un secolo fa, nell'immaginario collettivo degli americani è rimasto a lungo lo stereotipo negativo dell'immigrato italiano. Lo dimostra il cinema, che è lo specchio più fedele dell'immaginario collettivo. Qualche esempio: in "Che cosa è successo tra mio padre e tua madre?", film del 1972 ambientato a Ischia, ci sono un untuoso direttore d'albergo, un cameriere siciliano ricattatore, i contadini complici che fanno sparire i cadaveri e l'immancabile cameriera meridionale con i baffi. E in "Harlem Nights" (1989) il corrottissimo sergente della polizia si chiama Phil Cantone, che non è un cognome scandinavo.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento